Tra i Grand Tour, la Vuelta si può considerare un po’ come la sorella ribelle, una corsa dall'altimetria folle che porta i corridori in scenari quasi lunari, in atmosfere surreali e che fanno pensare al ciclismo come ad un viaggio onirico tra sofferenza, benedizioni e visioni. 

Alberto Contador ha dominato questa competizione per tre volte nella sua carriera - nel 2008, nel 2012 e nel 2014 - infiammando le tappe con azioni indimenticabili. 

La Vuelta è un giro di tre settimane molto speciale” ha spiegato Il Pistolero. “Se sei spagnolo ancora di più perchè è la tua corsa di casa, con i tuoi tifosi, la tua gente. Per me l’edizione del 2008 era ancora più speciale perchè mi ero presentato alla partenza di un GT che non avevo mai vinto.”

Nel 2008 Alberto Contador aveva già conquistato il Giro d’Italia e il Tour de France ma ancora non una Vuelta. Il sogno di una vita, quello a cui ogni bambino aspira mentre insegue una carriera ciclistica era lì, finalmente come qualcosa che poteva essere raggiunto nella realtà.


La Vuelta del 2008 era un appuntamento importante” racconta il campione madrileno. “Ricordo perfettamente che, nel calendario, era stata collocata dopo i Giochi Olimpici e per questo non ero stato a Pechino. Volevo preparare questa corsa con tutto me stesso, era davvero un goal fondamentale che avrei voluto centrare quell’anno. Avevo già vinto due grandi giri importanti e questo successo per me avrebbe avuto un significato storico, per la mia carriera da sportivo e anche per la mia crescita personale. Mi sono presentato sulla linea di partenza in una corsa totalmente nuova per me, come gran favorito e con la voglia di conquistarla. stavo bene, ero in forma ma credo che il giorno in cui veramente ho capito che l’avrei vinta è stato quello dell’Angliru, una salita mitica che ha fatto da sfondo ad una tappa straordinaria.”

Su questo infernale gigante asturiano, Alberto scrisse una vera e propria pagina accademica di ciclismo, attaccando ai meno cinque chilometri dal traguardo, facendo impazzire i tifosi delle curve più affollate. Un’ascesa magistrale e da dominatore che lo incoronò leader della classifica generale. Un trono che non lasciò mai, fino a Madrid. 

Quell’anno è stato veramente epico” conferma Contador. “Anche se il momento più emozionante è stato senza dubbio quello della penultima tappa: una cronometro che si snodava sulle strade attorno a Madrid, nei luoghi dove io vivo. Conoscevo il tracciato quasi a memoria e avrei voluto vincere anche questa tappa che era molto speciale per me. Ma la battaglia con Levi Leipheimer è stata dura, io ero al limite delle forze, avevo speso davvero molto. In ogni caso è stato di sicuro un giorno incredibilmente toccante, circondato dal calore della mia gente.

Alla vigilia dell’ennesima Vuelta a , questa volta da commentatore, il Pistolero conferma come sia una competizione dalla quale ci si può aspettare veramente di tutto:

Un po’ come il Giro d’Italia, anche la Vuelta a España è una corsa molto aperta. Rispetto al Tour, i distacchi sono molto più corti e resta sempre una certa suspance fino alla fine.  C’è sempre una sorpresa dietro l’angolo e tutto può cambiare anche in un solo giorno.

Imprevedibile, massacrante, piena di sfide. Da sabato scorso, la gara spagnola sta tenendo tutti incollati ai televisori mentre milioni di tifosi sulle strade assistono a un altro emozionante spettacolo in giallo e rosso.