La mia storia con la bicicletta è iniziata quando avevo otto anni. Nel mio paese - Besano, in provincia di Varese -  c’era una squadra di ciclismo giovanile e io cominciai per gioco, come tanti altri. Anno dopo anno, questo gioco si è trasformato in un grande sogno, quello di poter correre la corsa che, per noi italiani, è un po’ quella del cuore: Il Giro d’Italia. Non solo sono riuscito a parteciparvi ma anche a vincerlo e questo sport mi ha dato la possibilità di poter pedalare al fianco di Marco Pantani, uno dei più grandi corridori nella Storia del ciclismo.

Non esiste un momento in cui ho capito che potevo diventare un ciclista professionista. E’ accaduto giorno dopo giorno, per me non esiste un istante ma ci sono state delle esperienze che mi hanno fanno crescere e mi hanno fanno capire che magari i sacrifici che stai facendo potranno portare a grandi risultati.

Senza dubbio devo dire grazie anche a tutti gli sforzi fatti dalla mia famiglia, papà Camillo, mamma Itala e mio fratello Marco, sono sempre stati al mio fianco e per me questo è stato fondamentale. Sicuramente mi ritengo un privilegiato perché ho potuto inseguire il mio sogno e anche raggiungerlo.